Ricevo e pubblico:
domenica 14 giugno 2009
Teatro a Trastevere
Ricevo e pubblico:
sabato 6 giugno 2009
Non votiamo chi imbratta Roma
Anche per queste elezioni abbiamo assistito ad una guerra a suon di affissioni abusive per la quale probabilmente sono stati abbattuti migliaia di alberi (da cui viene la carta, che non si può neanche riciclare, a causa della colla), che ci è costata soldi (per fare i poster, che paga il contribuente e per toglierli, se mai succederà, dai posti su cui sono stati affissi) e che vede come principali perdenti i cittadini romani, costretti a vedere ogni giorno la città sporcata da tonnellate di carta.
I partiti che, in barba alle regole, hanno adottato questo metodo non vanno premiati con il voto, ma puniti. Questo è quanto ci arriva dal sito radicale di Fainotizia.it:
Questa è la classifica per partito:
Partito | Manifesti illegali documentati* | % |
PD | 657 | 32,43% |
PdL | 637 | 31.44% |
Partito Pensionati, Movimento per l'Autonomia, La Destra, Alleanza di Centro per la Libertà | 163 | 16.49% |
UDC | 134 | 6.61% |
Sinistra e Libertà | 129 | 6.37% |
Rifondazione/Comunisti italiani | 53 | 2,61% |
Italia dei Valori | 38 | 1.87% |
Lega Nord | 27 | 1.33% |
Udeur | 22 | 1.08% |
Potrete non condividere delle battaglie radicali, i modi di portarle avanti, ma non troverete mai un volto radicale affisso su un muro, seduto sulla poltrona di una ASL, di un ospedale, di un consiglio di amministrazione, o partecipe della lottizzazione della Rai. Non lo trovate neppure in questo elenco che riporta i risultati della nostra, vostra, inchiesta, in cui invece trovate tutti, ma proprio tutti, gli altri"
*Nota di questo Blog: documentati dalle segnalazioni arrivate al sito Fainotizia.it.
Sopra: manifesti abusivi del PD in Via Ludovisi (I Municipio).
mercoledì 3 giugno 2009
Firmiamo per salvare l'Amazzonia
La foresta amazzonica, infatti, viene distrutta per far spazio agli allevamenti illegali di bovini. E la carne e la pelle che ne derivano contaminano le filiere internazionali dell’alimentare, dell’arredamento, della moda e delle scarpe.
Distruggere l’Amazzonia vuol dire soffocare il clima del Pianeta e il nostro futuro. È il tempo del coraggio e della responsabilità per i governi e per le aziende che stanno dietro ai marchi globali, se vogliamo vincere la sfida del cambiamento climatico.
Per salvare il clima, noi dobbiamo salvare l’Amazzonia. E ogni passo conta.
Facciamo il primo passo: chiediamo insieme alle aziende di interrompere immediatamente l’utilizzo di pelle che viene dalla distruzione della foresta amazzonica.
Se non volete correre il rischio di calpestare l’Amazzonia con le vostre scarpe, scrivete anche voi a Geox, Nike, Timberland, Adidas, Reebok e Clark’s