domenica 12 maggio 2013

DEFIBRILLATORI: OLTRE L’EMOTIVITA’

Ricevo e pubblico:

DEFIBRILLATORI: OLTRE L’EMOTIVITA’

E’ di pochi giorni fa (26 aprile 2013) il decreto dei ministri della Salute e dello Sport che stabilisce, fra l’altro, le regole per la dotazione obbligatoria di defibrillatori automatici esterni (DAE) per le società sportive, professionistiche e dilettantistiche.

Bene! Bene?

Il decreto attua una precedente norma (art 7, comma 11,  del d.l. n. 158 del 13 settembre 2012, convertito dalla legge n. 189 dell'8 novembre 2012) che individua una priorità di intervento “cardioprotettivo” nelle società sportive, peraltro non rispondente ad alcun riscontro obiettivo: l’arresto cardiaco improvviso si verifica in casi molto diversi e soprattutto sul luogo di lavoro.

L’accelerazione verso le società sportive ha una spiegazione evidentemente “emotiva”: la morte, in diretta TV, del calciatore Piermario Morosini. Ma quello di Morosini è solo uno dei casi di arresto cardiaco improvviso, che in Italia sono circa 60 mila l’anno e che l’intervento tempestivo con un defibrillatore potrebbe “salvare” almeno per metà (dati Stazione Termini di Roma).

Perché il defibrillatore? Perché ovunque? I morti per incidente stradale, di cui tanto si parla sui mezzi di informazione, sono ogni anno, in Italia, poco meno di 4.000. I morti per arresto cardiaco improvviso sono 60.000.

Sulla sicurezza stradale, giustamente, si investe moltissimo da decenni; sulla prevenzione dell’arresto cardiaco improvviso, che “pesa” 15 volte di più, solo dal 2012.

Inevitabilmente gli stanziamenti di risorse finanziarie pubbliche sono modesti tenuto conto della lunga “dimenticanza” del problema. In media, gli interventi di defibrillazione risolvono positivamente il 50% degli arresti cardiaci improvvisi, con esiti migliori in funzione della tempestività del trattamento.

Senza l’aiuto della solidarietà privata, non sarà possibile recuperare il tempo perduto. Con gli 8 milioni di euro attualmente impegnati dal bilancio dello Stato, il sostegno finanziario alle tantissime società sportive obbligate dalla legge a dotarsi di defibrillatore, è poco superiore ai 50 euro ciascuna, a fronte di una spesa per l’acquisto di un defibrillatore di circa 1000 euro.

Dopodiché ci sono decine di migliaia di luoghi ad alta frequentazione (centri commerciali, stazioni, aeroporti, aziende, alberghi, ecc.) dove i piani regionali dovranno prevedere l’installazione di defibrillatori.

Invitiamo le forze politiche a tutti i livelli, e le rappresentanze del lavoro e della società civile, ad affrontare seriamente la prevenzione dell’arresto cardiaco improvviso. Non è con interventi “ad effetto” che si risolve la questione.

Viste le condizioni drammatiche della finanza pubblica, occorre attivare un grande progetto che coinvolga le aziende medie e grandi, sia di stimolo alla solidarietà privata, permetta di realizzare, in tempi ragionevoli, un sistema diffuso di presidio “cardioprotettivo” sul territorio.

Roma, 8 maggio 2013

Rossella Lorenzotti
rossella.lorenzotti@gmail.com
cell.: 340.7175184

domenica 5 maggio 2013

Non solo i politici..

..imbrattano Roma, ma anche i privati cittadini! 
Questa foto l'ho scattata qualche giorno fa lungo Via Quirino Majorana. L'Associazione "Compagnia dell'Anello" è arrivata laddove neanche i politici si erano avventurati finora nell'ambito delle affissioni selvagge: usare una palina dell'autobus come pannello su cui affiggere una sua pubblicità.
L'evento è passato, inoltre, ma l'Associazione chiaramente non ha rimosso l'affissione.

E' inutile lamentarci dei politici che ad ogni elezione ci imbrattano Roma (adesso meno di prima, mi sembra, forse tutte le proteste dei cittadini sui blog sono servite..) se poi noi cittadini facciamo anche peggio. 

Non ho nulla di personale contro questa Associazione, ma chi segue questo Blog sa come io ritenga ingiustificata qualunque affissione illegale (poi lo dice il nome stesso che è contro la legge) e di questa Associazione ho avuto purtroppo modo di vedere un'altra grande affissione selvaggia lungo il tunnel di Corso d'Italia.  

Se volete scrivere anche voi alla Compagnia dell'Anello (chissà perchè non lo fa il Comune? o l'Atac) potete inviare la seguente email:

A: info@compagniadellanello.net

Gentili Signori,

Vi scrivo per chiedervi cortesemente di rimuovere le Vostre affissioni illegali all'interno della città di Roma (Via Quirino Majorana, Corso d'Italia ed altre, se ne avete). Roma è una città storica ed una delle più belle città del mondo e va rispettata e non imbrattata di poster e manifesti illegali.
L'affissione selvaggia danneggia tutti, incluso chi la pratica, contribuisce al degrado cittadino e dà il cattivo esempio agli altri. 
Esistono tanti altri modi, più efficienti e legali, per ottenere visibilità, per primo la Rete Internet che senza alterare l'estetica della città, può servire per pubblicizzarsi.
Se siete un gruppo musicale valido lo dimostrerete con il Vostro operato, non servono le affissioni selvagge.

Vi ringrazio,

Cordiali saluti,

(firma)